mercoledì 9 aprile 2008

TUTTA LA VITA DAVANTI


Una vita al telefono.
Certo, come prospettiva per chi sui libri ci sta da quando aveva 6 anni, che ha tappezzato tutta la casa paterna dei massimi titoli accademici, che ha elevato la cultura media della famiglia, facendosi carico di tante aspettative, certamente resta duro da digerire.
Un bel nodo in gola.
Essere pagate (poco) per convincere la gente a comprare qualcosa (di inutile), essere costrette a "sorridere alla vita" quando avresti solo voglia di urlarle contro tutta la rabbia che hai dentro.
Una protagonista serafica, che sembra rassegnata, che vive alla giornata, a cui sono state spezzate le gambe, a cui sono state negate le ambizioni, a cui non si consente di dedicarsi a ciò che ama, ma che mette amore e creatività in tutto ciò che fa.
Un personaggio rassegnato, che accetta di lavorare in un posto che non la rappresenta, ma con cui riesce a sopravvivere. Una ragazza che prende la vita con "filosofia", che sembra non essere scalfita dal dolore, dalle preoccupazioni.
Un film che estremizza, che porta all' eccesso lo stereotipo del giovane con una lunga vita davanti, imprevedibile, possibile, ma che non lascia intravedere alcun contorno sicuro, che mostra solo i suoi bordi sbiaditi e non definiti.
I ragazzi di oggi che stringono i denti e vanno avanti forse un pò succubi in certi casi e addirittura inconsapevoli in altri.
Un film che appiattisce troppo la dimensione umana e intelligente, un film che vede troppi carnefici e tante vittime e solo pochi eroi.
Un film che riesce a rappresentare solo una parte della realtà del precariato, ma che non mensiona storie di coraggio e realtà in cui i laureati non sono solo eccezioni, o altre in cui non è stato necessario avere altisonati titolo accademici per accorgersi di essere sfruttati e senza diritti e unirsi per trovare una soluzione.
Non una denuncia ai call- center, spesso rifugio di giovani non qualificati e con poche speranze di occupazione, risorse per molte altre attività lavorative, ma critica al sistema di sfruttamento moderno.
free music


Qualunque lavoro rende nobile, se le condizioni di lavoro sono dignitose.

3 commenti:

Marco ha detto...

Sto ancora pensando a questo film...
Dentro la sala mi son divertito, arrabbiato e commosso...
Uno spaccato, anche se a volte un pò troppo esagerato (ma non troppo, secondo me) della realtà che ci circonda...
E se ci va bene... a noi laureati... un bel telefono e cuffietta, se va avanti così, non ce lo leva nessuno...
Sigh sigh...

Rita ha detto...

Speriamo proprio di no, caro j!
Pensare positivo.
Anche se non è facile e magari mi scoraggio facilmente pure io... è meglio pensare in positivo.
Male che vada, faremo fuggire i nostri cervelli fuori dall' amata patria.
Chi non ci ama e non ci sa tenere, non ci merita!
Noi diamoci da fare prima, però!

Anonimo ha detto...

ho appena recensito anch'io questo film....